Il mondo è un'altra cosa - Intervista a Jacopo Zonca

IL MONDO È UN'ALTRA COSA di Jacopo Zonca
Edito: Epika edizioni - Pagine: 188

Consigliato a chi non soffre di ipersensibilità e vuole provare forti emozioni 

Il mondo è un'altra cosa è una raccolta di sei racconti di Jacopo Zonca. Ognuno di essi ha come protagonista un personaggio alla ricerca di qualcosa:
in Giulia, un professore cerca di cancellare un incubo;
in Video Planet, Marta ha bisogno di avere un'amica che non abbia paura di lei, ha necessità di essere accettata;
in Call Back, Andrea vuol dar vita al suo sogno;
in Ikigai, Christian prova a eliminare il suo passato;
in A Serbian Story, Ennio è stanco della sua routine senza emozioni;
in Sapone +, Sara è in cerca di un nuovo possibile futuro.

Ma non fatevi ingannare, perché ho evitato apposta qualsiasi tipo di spoiler! Sebbene infatti questi racconti appaiano molto tranquilli e speranzosi, celano in realtà molte inquietudini... addirittura vi può capitare di provare dei brividi (se come me siete appunto anime sensibili)! Ogni personaggio è sì alla ricerca di qualcosa, come vi ho detto, ma alla base vi sono rapporti distrutti, problematiche psicologiche, situazioni terribili, rabbia, vendetta, negazione della realtà. Tutto questo rende i racconti macabri, se non proprio splatter.

Ogni racconto è indipendente, ma l'autore ha voluto in qualche modo collegarli, come se tutti i personaggi si muovessero in uno stesso luogo: ognuno vive la propria vita, ma, delle volte, esse si intrecciano, anche solo per pochi istanti, creando quell'unione avvolgente che è difficile ritrovare in una raccolta di racconti.
Ne ho parlato anche con Jacopo, che è stato super disponibile nel chiacchierare un po' con me.

Com'è nata l'idea di scrivere Il mondo è un'altra cosa? E come mai hai scelto proprio questo titolo? La copertina rispecchia ciò che avevi pensato?
Volevo scrivere qualcosa che parlasse di pazzia e solitudine, che spesso vanno a braccetto. Mentre elaboravo i personaggi mi è venuta in mente una frase che ha pronunciato mia madre mentre stava parlando animatamente con mio padre, che era appunto "Il mondo è un'altra cosa" e ho pensato che fosse un titolo perfetto per un libro di racconti. Per quanto riguarda la copertina, non potevo essere più fortunato, secondo me, perché rispecchia l'immagine che avrei voluto vedere.

Nonostante la diversità delle situazioni, ho notato una certa contiguità tra i racconti, anche con la presenza di alcuni personaggi in comune, o sbaglio? Qual era il tuo intento?
Certo, hai visto bene. Alcuni personaggi ritornano da un racconto all'altro. Volevo creare una sorta di continuità tra tutti i racconti. Anche se le storie sono diverse, desideravo che i personaggi fossero accumunati dallo stesso senso di spaesamento nei confronti della realtà che li circonda.

Nei racconti affronti tanti temi: vendetta, rabbia, sogni infranti, negazione della realtà, cambio di prospettiva dopo un torto subìto; temi che rendono i racconti inquietanti e alle volte anche macabri. Come mai questa scelta di orientamento? A quale effetto puntavi?
Sicuramente questo è un libro violento, alcuni personaggi sono accecati dalla cattiveria e dal risentimento. Non puntavo tanto all'aspetto macabro, più che altro mi interessava parlare di una sofferenza che spesso può trasformarsi in violenza contro gli altri o anche contro sé stessi. Penso che questi personaggi siano vittime e allo stesso tempo carnefici.

Da lettrice, il mio racconto preferito è stato quello introduttivo, Giulia, perché ci si ritrova in un crescendo di inquietudine dato da tre momenti ben precisi. Devo dirlo: ho avuto proprio i brvidi! E queste emozioni, a mio parere, segnano il racconto/libro come ben fatto. Da scrittore, invece, qual è stato il racconto che più ti è piaciuto scrivere?
Ti ringrazio molto. Giulia è uno dei racconti a cui tengo di più. L'ho scritto in un momento in cui mi sentivo profondamente solo e sono contento che ti abbia dato i brividi. 
Non c'è un racconto in particolare, perché in generale la scrittura di questo libro è stata molto piacevole, più che altro ho avuto difficoltà nel racconto Ikigai che ho riscritto completamente tre volte prima di riuscire a trovare la chiave giusta, e da quel momento in poi è stato tutto in discesa. Un altro racconto che mi ha divertito molto durante la scrittura è Call back perché ricco di elementi autobiografici.

Il secondo racconto, Video Planet, è molto diverso dagli altri, perché introduce un elemento del fantasy - la presenza di vampiri - nella quotidianità. Cosa ti ha spinto a discostarti?
Volevo confrontarmi con generi diversi e Video Planet ha rappresentato una bella sfida. Amo l'horror e sono un ammiratore del fantasy ma anche del fantastico, che spesso vengono confusi ma c'è una bella differenza tra i due. Ecco, la cosa che mi ha spinto a scrivere questo racconto è stata la volontà di misurarmi con un genere diverso, anche se penso che la protagonista abbia molto in comune con gli altri personaggi del libro.

Ho apprezzato molto la scelta di inserire pochi racconti permettendo loro di svilupparsi su più pagine... ne è rimasto fuori qualcuno? O, al contrario, avresti voluto dir qualcosa in più su quelli già presenti nella raccolta?
No, non sono rimasti fuori dei racconti. Più che altro sono state tagliate alcune scene, un po' per ragioni di editing e altre perché in alcuni casi rischiavano di appesantire la storia. Quando decidi di finire un libro, devi anche sviluppare la capacità di lasciarlo andare. A distanza di mesi pensi sempre a cosa avresti potuto fare, a cosa avresti potuto aggiungere, ma ormai è chiuso e devi rassegnarti.

Com'è stata la tua esperienza con una piccola realtà editoriale quale Epika edizioni?
Epika fa parte dell'editoria indipendente che ancora resiste, è una casa editrice piccola ma molto onesta, cosa sempre più rara al giorno d'oggi. Ho sempre avuto un buon rapporto con l'editrice e ho deciso di proporle anche questo secondo progetto. Avevo paura, perché in genere gli editori davanti ai libri di racconti si spaventano, ma fortunatamente è andata bene.

Infine, una curiosità personale, dati i tuoi "trascorsi", ti è piaciuto maggiormente scrivere questi racconti, il romanzo "52 49" o i testi teatrali?
Una domanda molto difficile. Non saprei dirti. Mi piace scrivere e cerco di mettere la stessa passione e lo stesso impegno in ogni storia e in ogni forma narrativa.
La stesura di quest'ultimo libro è stata piacevole perché l'ho affrontata forse in maniera più matura. Mi sono preso più tempo e ho sperimentato cose diverse. In generale, però, penso che per scrivere bene si debba stare bene, o comunque essere sereni, altrimenti è molto difficile, quasi impossibile, per quanto mi riguarda, portare a termine un buon lavoro.

Io ringrazio Jacopo per aver risposto alle mie curiosità che spero abbiano incuriosito anche voi, e ringrazio la casa editrice Epika edizioni per avermi fatto scoprire questa bella raccolta di racconti!




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