#gdlgrandtour Maggio 2021 - Il conte di Montecristo

 

IL CONTE DI MONTECRISTO di Alexandre Dumas
Edito: Einaudi - Pagine: 1214


Consigliato a chi cerca un libro dalla trama avvincente e ragionata fino al più piccolo dettaglio.

«Mi dispiace di avervi aiutato nelle vostre ricerche e di avervi detto ciò che vi ho detto». «Perché mai?» domanda Dantès. «Perché vi ho insinuato nel cuore un sentimento che non c'era, la vendetta».  

Faccio parte di quella schiera di persone (cioè praticamente il 99%) che, a prima vista, è spaventata dal Conte. 
Ma mi piacciono le sfide... e questa è stata spettacolare!

Vorrei creare slogan, volantini, recitare in una pubblicità, registrare la mia voce e metterla come sveglia su ogni smartphone esistente: il Conte di Montecristo scivola via come l'acqua fredda nell'estate afosa di Milano.

È un libro sorprendente - guarda caso è un classico Alessia.
Nonostante la mole, primissimo motivo di sofferenza per quei 99%, la trama è un grandissimo ingranaggio sempre ben oliato, che alla fine fa dire: Questo sì che è proprio un bel libro.
Il perno è molto semplice e sintetizzabile in poche parole: un giovane di diciannove anni è stato incastrato e imprigionato, da innocente, per 14 anni. Questa è la storia della sua vendetta.

Eppure non direi niente di che.
Certamente il piano per vendicarsi dei malfattori (per dirla con un eufemismo) è folle - e lo dico con la meraviglia sulle labbra. Il protagonista, il cosiddetto "Conte di Montecristo" (Montecristo, per inciso, è un'isola toscana), si prende tutto il tempo del mondo - d'altronde è stato costretto ad imparare la pazienza - per organizzare una vendetta coi fiocchi. Famiglie e tanti personaggi implicati, sulla scia di Assassinio sull'Orient Express di Agatha Christie, per intenderci.

Ma, ciò che stupisce maggiormente, dopo aver girato la milleduecentoquattordicesima pagina e dopo averci riflettuto su mentre il cuore batte forte per la malinconia già alla porta, è quel mosaico di emozioni, sentimenti, scelte, vicende, inganni, malefatte, sorprese, relazioni, amori e tradimenti.
È la storia di un animo gentile, puro, buono - quello di Edmond Dantès - che è stato costretto a vivere i gironi infernali (e qua l'ispirazione viene per forza da Dante!) e ne è uscito totalmente cambiato.
Faria guardò quel giovane così nobile, così semplice, così elevato, e lesse sul suo volto, animato dall'espressione del più puro altruismo, la sincerità del suo affetto e la lealtà del suo giuramento.
Un giovane leale fino al midollo, anche in prigione con uno sconosciuto, in cui mi ci sono ritrovata completamente.
Un giovane che rimarrà comunque leale alle persone a cui vuole bene e che non gli hanno voltato le spalle, ma che è rimasto ferito di una cicatrice senza speranza di rimarginazione. 
Edmond diventa il Conte di Montecristo, un uomo che non si lascia mettere i piedi in testa e che non si lascia più scalfire da alcun segno di debolezza - cioè da alcun segno di umanità.

Ho provato tanto odio e tanta rabbia per Danglars, in primis, e per Fernard e Villefort, e sinceramente dico di aver tifato per Edmond fino alla fine. Credo nella giustizia, nella bilancia e nell'equilibrio del karma, e una vendetta ben ragionata e assaporata lentamente è stata il dessert che ci voleva.

Il Conte di Montecristo è un romanzo storico - Napoleone e i sostenitori della causa hanno molto a che fare con tutta la situazione descritta fino a qui - e, fidatevi di questo mio sproloquio: DATEGLI UNA POSSIBILITÀ senza timore, ma anzi, con un'accoglienza a braccia spalancate. Alexandre Dumas è un maestro nell'effetto colla!


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