#gdlgrandtour Febbraio 2021 - Germania

COSE DA SAPERE PRIMA DI LEGGERE "SIDDHARTHA"
💛 Brahmano: intellettuale indù, depositario del sapere. Gli inglesi si rivolsero ai brahmani per conoscere l'India e la sua cultura antichissima
💛 Veda: primi testi della letteratura sanscrita. I manoscritti erano su foglie di palma o cortecce di betulla. La carta venne introdotta dai musulmani intorno al XIII secolo. Prima, questi testi vennero trasmessi oralmente da maestro a discepolo. Con il termine "Veda" ci sono due diverse accezioni:
1) Samhita -> quattro raccolte:
- Rgveda: Veda degli inni
- Samaveda: canti
- Yajurveda: raccolta di formule
- Atharvaveda: Veda dei sacerdoti Atharva che comprendono inni dedicati alle divinità, inni magici, incantesimi e magia bianca e nera.
2) Samhita + Brahmana: "testi sul brahman", forza dell'inno sacro. Il sacerdote è colui che ha il potere sacro. Ogni scuola vedica ha il proprio brahman, perciò i testi sono tanti. In questa accezione sono comprese anche le Upanishad, "dottrine riservate" all'alunno dal proprio maestro.

💛 Samsara: termine sanscrito che significa "scorrimento". Noi lo traduciamo "ciclo dell'esistenza": ogni vita è in un ciclo continuo che si determina a causa del karma.
💛 Karma: sostantivo neutro la cui radice significa "fare". Il karma è l'azione. L'uomo agisce perché l'inazione porta alla morte. Le azioni possono essere di tre tipi: buone, malvagie e neutre (come respirare). L'idea di base è che ogni azione compiuta non va a perdersi ma forma una specie di accumulo. Quest'accumulo ci conduce ad una nuova vita: il karma accumulato nella vita in corso, condiziona la reincarnazione nella vita futura. Ci si reincarna in base al tipo di karma accumulato. Per la maggior parte delle persone, l'obiettivo è rinascere in una condizione migliore. Lo scopo religioso, invece, è non rinascere più liberandosi dal samsara, cioè dal ciclo dell'esistenza.
💛 Moksa - o nirvana per i buddhisti: "estinzione, soffiar via", liberazione dal samsara. La vita è effimera e tutti sono condannati ad invecchiare, ammalarsi e morire. La moksa è quindi la meta per la beatitudine eterna e permanente. Questo è possibile all'esaurimento del karma. L'unica figura ad aver raggiunto il nirvana in vita è il Buddha che è riuscito a liberarsi dell'ultimo accumulo di karma - ossia il corpo.

💛 Brahman: spirito universale di cui quello che vediamo è solo una manifestazione secondaria. Tutto è pervaso da questo spirito che non muta mai.
💛 Atman: ognuno di noi partecipa del brahman universale attraverso l'atman, racchiuso nella cavità del cuore. Il termine, dal punto di vista dell'etimologia indo-europea, sembrerebbe indicare il "respiro". Nelle Upanishad, invece, l'atman è l'anima che non ha nulla a che fare con pensiero, mente, intelligenza e sentimenti: Batman non ha nessun tipo di moto.

💛 Buddha: figura realmente esistita nel V secolo aC col nome di Siddhartha Gautama Sakyamuni. Verrà chiamato "Buddha" dopo l'illuminazione. Per i sanscritisti infatti, il termine è un participio passato della radice bud- "risvegliarsi" = "risvegliato". La prima biografia arrivata sino a noi è il poema Buddhacharita, "Le gesta del Buddha" di Ashvaghosha, poeta del I secolo dC. Siddhartha nasce nell'attuale Nepal da una famiglia regnante, di uno dei più grandi clan dell'epoca: questa è la sua ultima rinascita, scrive Ashvaghosha. La sua nascita è sovrannaturale: esce dal fianco destro di un elefante che era venuto in sogno alla madre, Maya, simbolo di buon auspicio. Siddhartha cresce nella corte paterna circondato dai piaceri, senza mai poter uscire. Quando Siddhartha riesce a scappare, rimane sconvolto alla vista della vecchiaia, della malattia e della morte. Giunto nella foresta, incontra dei brahmani che praticano il tapas, un procedimento che consiste nella soppressione del corpo per innalzarsi allo spirito. Siddhartha in un primo momento si unisce a loro nella pratica del digiuno, ma poi, stremato, va in cerca di qualcosa di superiore. Intraprende così un percorso meditativo che gli fa venire un'intuizione. È sotto un pipal, un banano, che avviene il bodhi, il "risveglio": è qui che capisce la vera realtà delle cose, come funziona il mondo e la vita umana. Capisce qual è la natura del dolore e si pone l'obiettivo di superarlo. La sua dottrina ha inizio. Essa sarà una via di mezzo: non indulgere nei piaceri ma neanche nella mortificazione del corpo, per permettere all'essere umano di superare tutto ciò che causa dolore.
Il Buddha parte dalle Upanishad ma le nega: non c'è brahman, non c'è atman. Tutto è effimero. Gli esseri viventi non hanno essenza in sé che li guidi, ma sono solo formati da fasci di forma, sensazioni, pensieri, percezioni in continua trasformazione. Noi non siamo quelli che eravamo ieri. 

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Febbraio 2021, seconda tappa: Germania
Libro letto: Siddhartha di Hermann Hesse

SIDDHARTHA di Hermann Hesse    
Edito: Adelphi - Pagine: 180
Consigliato
a chi è sempre in cerca di qualcosa, e non sa che è già tutto qui, ora, nel presente.

Il Siddhartha di Hesse, non è il Siddhartha storico. O meglio, in un primo momento, si costruisce proprio sulla base della sua figura. È un ragazzo quando prende la decisione di inoltrarsi nel bosco per condurre una vita da asceta, alla ricerca del benessere interiore e della verità.
Una meta, una sola si proponeva Siddhartha: diventare vuoto, vuoto di sete, vuoto di desideri, vuoto di sogni, vuoto di gioia e di dolore. Morire a se stesso, non essere più «Io», trovare la pace con il cuore svuotato, nella spersonalizzazione del pensiero rimanere aperto al miracolo, questa era la sua meta.

L'obiettivo, la meta, era andare oltre il samsara, non sottostare più al karma e raggiungere finalmente il nirvana in vita.

Ma non è nella spersonalizzazione che si trova la beatitudine e la felicità. Non serve a nulla annullarsi completamente, non provare più né dolore né gioia. Anzi, il contrario. Il Siddhartha di Hesse fa un passo in più: decide di dedicarsi completamente all'opposto, dando importanza ai sensi e al piacere che si lega ad essi.

Ella insegnò a fondo la dottrina che non si ottiene piacere senza dare piacere, e che ogni gesto, ogni carezza, ogni contatto, ogni sguardo, ogni minimo punto del corpo ha il suo segreto, la cui scoperta procura felicità a chi ne è consapevole.

L'illuminazione del nostro Siddhartha, non è solo meditativa, ma ha a che vedere con l'esperienza sensoriale, con un attaccamento alla terra piuttosto che uno sguardo rivolto verso il cielo. E c'è di più: quell'amore, che aveva sempre negato, è ora forza primordiale, ineguagliabile.

Ed eccoti ora una dottrina della quale riderai: l'amore, o Govinda, mi sembra di tutte la cosa principale. Penetrare il mondo, spiegarlo, disprezzarlo, può essere il compito dei grandi filosofi. Ma a me importa solo di poter amare il mondo, di non disprezzarlo, di non odiare il mondo e me; a me importa solo di poter considerare il mondo, e me e tutti gli esseri con amore, ammirazione e rispetto.

Siddhartha fa pensare molto. È un romanzo di formazione filosofico. Di formazione, perché narra di un ragazzo in cerca della sua strada; filosofico, perché attraverso la dottrina buddhista, quest'immersione e fuoriuscita dalla dottrina, fa riflettere ognuno di noi su quello che stiamo facendo, su ciò che stiamo cercando, sui passi e le scelte da compiere. Ci fa riflettere sul tipo di persona che siamo, e sul tipo di persona che vorremmo essere. Ci fa conoscere qualcosa in più su noi stessi.

Agire e pensare: due modi di essere che si controbilanciano. È quando si trova un equilibrio che allora tutto va bene.

 



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