I leoni di Sicilia

I LEONI DI SICILIA di Stefania Auci
Edito: Editrice Nord - Pagine: 406


Consigliato a chi non ha il coraggio di buttarsi alle novità e ama sentirsi in famiglia.

Cannella, pepe, cumino, anice, coriandolo, zafferano, sommacco, cassia…

No, non servono solo per cucinare, le spezie. Sono farmaci, sono cosmetici, sono veleni, sono profumi e memorie di terre lontane che in pochi hanno visto.

Basterebbe un attimo per classificare I leoni di Sicilia: è un romanzo familiare su sfondo storico. Eppure, così facendo, non direi niente di questo libro.
I leoni di Sicilia è stata un'immensa scoperta. Ero un po' titubante nell'iniziarlo, dovuto soprattutto alla presenza di frasi in dialetto siciliano. Ma questo scoglio non è stato insormontabile, anzi. Il dialetto, usato al momento giusto, faceva risaltare ancor di più la situazione. Il risultato è stato... grande nostalgia.

La trama si sviluppa raccontando la storia della famiglia Florio (esistita davvero!) e della loro "conquista" della Sicilia nel XIX secolo. Una famiglia che, da Bagnara Calabra, si trasferisce a Palermo nel 1799, dove apre un'aromaterapia che vende spezie, prodotti coloniali e chinino. Da qui in poi è tutto un crescendo, perché l'industria dei Florio arriverà a comprendere, nell'arco di un secolo, seta, cortice, pizzo, tonno sott'olio e il Marsala, simbolo della famiglia. A sentirlo ora, quest'elenco non porta nessuna curiosità, ma è stato invece proprio il buttarsi a capofitto nella novità e vedere in essa una fonte di guadagno che ha permesso ai Florio di diventare da semplici facchini, ad accoppiarsi col sangue blu.
Questa è di certo la cosa che più mi ha stupita: la capacità di saper cogliere il futuro. In questo, Ignazio, e più ancora il nipote Vincenzo, sono stati eccellenti.

La famiglia con cui passiamo le giornate è formata da:
• Paolo e Ignazio Florio » i due fratelli che danno vita al tutto, trasferendosi a Palermo
• Giuseppina » moglie di Paolo ma innamorata delle attenzioni e del rispetto che solo Ignazio le sa dare
• Vincenzo » figlio di Paolo e Giuseppina che saprà far fruttare al meglio le basi, allargando enormente il commercio
• Giulia » moglie di Vincenzo, tanto amata quanto irrispettata
• Angelina, Giuseppina e Ignazio » figli di Vincenzo e Giulia

«Ora devo vivere senza di lui e non so come fare.»

Ignazio fissa l’acqua nera. Sopra di loro, gabbiani volteggiano nell’aria del pomeriggio. «Neanch’io so come fare. Mi manca la terra sotto i piedi, Vincenzo. Lui c’è sempre stato e ora…» Prende un respiro profondo. «Ora sono solo.»

Le relazioni sono come me le ero immaginate ancora prima di aprire il libro: donne costrette a vivere fra le mura domestiche, non ascoltate e poco rispettate. Valore del loro pensiero pari a zero.
È così tra Paolo e Giuseppina, ma è così anche tra Vincenzo e Giulia. Quest'ultima relazione però, ha anche qualcosa di misterioso. Io, dal di fuori, la definirei "malata"... ma pur sempre viscerale. Giulia è arrabbiata, e non lo nasconde, per il modo in cui la tratta Vincenzo; per il fatto che non la vuole come moglie ma solo come amante; per il fatto che è lui che decide dove lei deve stare. Eppure, Giulia è completamente e pazzamente innamorata di Vincenzo, e così lui, anche se mai, e dico mai, riesce a dimostrarglielo. Quindi io mi sono chiesta: ma lei, come fa a capire che lui è cotto? Perché nel libro conosciamo il punto di vista di Giulia e lei lo sa che Vincenzo la ama ma non riesce a dimostrarglielo.

Il ruolo della donna messa in secondo piano continua e si riscontra anche nel rapporto tra Vincenzo e le sue figlie. Prima della nascita di Ignazio, terzo figlio della coppia, lui non le riconosce nemmeno come sue e non vuole sposare Giulia. Solo con Ignazio, appunto, questo si realizzerà. E le bambine non ci mettono molto, una volta cresciute, a capirlo. A capire che è Ignazio l'erede di tutto e a capire che il padre è a lui solo che dà attenzione e cura.
Giuseppina in qualche modo se ne fa una ragione, ma Angelina... Angelina no. Ha una rabbia, un'indignazione dentro sé che la fa quasi implodere. E io mi ci sono ritrovata molto, purtroppo...

In ogni caso, ho ammirato tantissimo Vincenzo, proprio per il suo essere visionario e non farsi mettere i piedi in testa da nessuno, per realizzare i suoi sogni e realizzarsi come persona. Di certo, su questo fronte, dovremmo tutti imparare qualcosa da lui.

Per quanto riguarda lo stile, l'autrice ha una scrittura raffinata, con la quale riesce a farti estraniare dalla tua realtà e catapultare nell'atmosfera siciliana del XIX secolo. Anche la struttura del libro aiuta in questo: esso è diviso in sezioni ognuna corrispondente a una nuova fase commerciale. Subito vi è una contestualizzazione storica che aiuta a inquadrare meglio la situazione politica ed economica (fra guerre napoleoniche, rivoluzioni per l'indipendenza della Sicilia dal Regno dei Borbone e poi per l'indipendenza dell'Italia tutta) e successivamente il capitolo inizia con il mettere a fuoco il commercio in questione [vedi citazione iniziale]. Le varie sezioni, sebbene lunghe, sono divise in capitoletti che ti permettono di staccare... ma fidati, non succede spesso! Infine, un altro tocco di stile è dato dalla presenza di frasi in dialetto siciliano, come vi dicevo prima. Da milanese ad hoc, posso garantire che non è stato per nulla difficile e ha donato davvero quella magia in più.
Nell'edizione che ho io, vi sono anche molte illustrazioni che aiutano il lettore con l'immaginazione... che spesso non coincide affatto! Aiutano quando si parla di oggetti che oggi non si usano più, ma altre volte sono più quasi un "fastidio". Un esempio: il Vincenzo a 40 anni... è tipo un sessantenne nelle illustrazioni! Forse proprio perché si parla di tutt'altra epoca, però aiutooo!

Per finire, la copertina mostra il Ritratto di signora con due adolescenti di Corcos; uno dei due si vede solo se si distende la copertina nella sua interezza, ma l'effetto è comunque quello: giovani, su sfondo marittimo, circondati dai libri... ma con lo sguardo fisso verso di noi a mo' di sfida. Forse lei potrebbe essere metafora della Sicilia? Un po' come a dire: "Ti accolgo, ma fammi vedere cosa sai fare".

Lo consiglio? ASSOLUTAMENTE. È tutto questo, ma molto, molto altro ancora. 
Non vi resta che leggere.

Commenti

  1. Questa saga mi incuriosisce perché la storia dei Florio quando me l'avevano accennata al liceo mi aveva incuriosito. Abituata a leggere Camilleri, siciliano, non ti temo!

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